MACRO SONDO

mercoledì 14 dicembre 2011

Cochabamba òrchestra nasce e cresce a Padova, sì , ma in un mondo diverso, un po’ parallelo e un po’ incastrato con il nostro. In questo mondo primitivo risuona il Macro Sondo , un paiolo di lingue e ritmi sudati che ci fa fratelli e che ci fa chiedere di ballarne ancora.

Le tradizioni culturali e musicali balcaniche, sudamericane, africane, orientali ed europee si fondono in un unico battere sul tempo, originale ed esclusivo, che parte dalla pancia e ti sloga le ginocchia.
Una scimmia nella foresta, un sònar in fondo al mare, una corrida dove il toro incorna le vecchiette, cori di russi ubriachi, trovano spazio in un’unica scena dove ognuno è nel posto giusto grazie alla musica.

Cochabamba òrchestra è in continua evoluzione ed i suoi live sono sempre differenti, rinnovati dai suoni trovati per la strada e dall’energia del pubblico che partecipa e improvvisa.

E questo è viaggio,
e lo si fa insieme.

Lhasa

domenica 21 novembre 2010

Recensione da BandBlog

Ho avuto modo di vedere i Cochabamaba Orchestra diverse volte nel corso della mia permanenza qui a Padova, così oggi ho deciso di dedicare a loro questa postata.
Ottimi per animare le serate di piazza, ballando tra un bicchiere di vino e uno spicchio di luna,  i Cochabamba dal 2006, anno della loro “discesa in campo”, hanno già accumulato diversi cambi di formazione e altrettante produzioni.
Nel 2007 esce infatti il loro primo ep, “Sound”, seguito a ruota da “Macro Sondo” (2008), primo album della band, e un rarissimo bootleg registrato a Radio Sherwood nell’estate del 2009 (intitolato appunto “Bootleg! Live in Radio Sherwood 2009″).
E questo è tutto per quel che riguarda l’aspetto biografico.
Dal punto di vista musicale trovo che si inseriscano bene in tutta quella scena musicale di energica “protesta” sonora e folk composta dai vari Manu Chao, Gogol Bordello, Los Delinquentes ecc. E non è un caso se di questi tempi “l’ala sinistra” del movimento underground si orienti spesso verso questi lidi sonori, vista la grossa affluenza di giovani che prendono parte a concerti e manifestazioni a cui presenziano i Cochabamba.
Bella e azzeccata è anche la definizione che danno di loro stessi: “…un grande imbuto che raccoglie suoni dal mondo e li rimette in circolo con il proprio gusto..”
Oltre alla curiosità che più si lega al loro nome. Cochabamba infatti è una città boliviana, con la più grande univesità nazionale, che nel 1999 subì da parte del dittatore Banzar e della multinazionale statunitense Bechtel (spalleggiata dall’italiana Edison), la privatizzazione dell’acqua.
Non solo quella corrente, ma addirittura quella piovana.
Le proteste e le vittime (6) degli scontri che ne susseguirono portarono il governo boliviano a cancellare la legge il 10 Aprile 2000, sancendo così la vittoria del popolo sovrano.
Cochabamba quindi, significa che un mondo diverso è possibile.
Restando però in tema di musica, significa che a Padova c’è una interessante realtà a cui val la pena porgere orecchio.

BeppeTesta